Ormai ce ne siamo accorti tutti.
E qui mi rivolgo a tutti i credit manager, di nome e di fatto, che oggi lavorano in Italia, così come all’estero, insomma tutti coloro i quali tutelano, salvaguardano, proteggono e sviluppano il più grande patrimonio aziendale: il credito commerciale.
Di che cosa ci saremmo dovuti accorgere?
Di due cose sostanzialmente.
La prima: la nascita del mestiere vero e proprio del credit manager, di derivazione anglosassone, ha preceduto l’apparizione di Italia di questo splendido lavoro di svariate decine di anni; ebbene, contrariamente a quanto accade tuttora per mode, tendenze, innovazioni, il gap rilevato inizialmente non si è mai colmato del tutto, sicché, una volta sbarcata in Italia, questa figura ha continuato ad evolvere, certo, ma non è mai stata completamente riconosciuta nella sua importanza e nella sua strategicità.
Ora, da alcuni anni a questa parte ha dimostrato tutta la sua importanza (ed intendo riferirmi agli ultimi 12 anni in particolare, dal fallimento della Lehman Brother in poi) e tuttavia, pur cominciando ad assumere i contorni di una figura ormai matura e dirigenziale, ha rivelato proprio allora le sue carenze.
Oramai il mercato aveva effettuato una rapida, improvvisa virata verso l’aspetto puramente finanziario, enfatizzando tutti gli aspetti legati alla gestione dell’intero ciclo attivo, non solo inerenti la pura gestione del credito.
Sicché proprio mentre questo ruolo stava per essere consacrato ufficialmente, ecco che ha dovuto ulteriormente e rapidamente evolvere verso la necessaria integrazione a completamento del ruolo.
La seconda: oggi il credit manager inteso come originariamente avemmo modo di interpretarlo, sin dai primi anni ottanta, non è più sufficiente e difficilmente integrabile nell’articolata realtà aziendale attuale. E non parlo solo delle king size, ma anche delle medium size. Ovvero, la figura si presta bene a dare i propri benefici in ogni realtà, in ogni settore, in ogni dimensione, purché sia poliedrica e multifunzionale. Cosa intendo dire? Oggi il credit manager, nella mia esperienza ed accezione, non può non avere competenze in materia di contabilità generale, fatturazione (Italia ed Export), gestione finanziaria, tesoreria, customer service, persino di logistica. Una figura davvero articolata e multifunzionale, che ho avuto la fortuna di poter vivere in più aziende sperimentandone i grandi benefici.
Una figura simile, con l’aggiunta delle necessarie doti di negoziazione, può tranquillamente assumere il ruolo della direzione generale, una volta giunto all’apice della propria maturità!
Cosa assolutamente inusuale questa poiché oggi il DG è notoriamente una figura di derivazione commerciale/vendite/marketing per oltre il 70% dei casi; un’altra fetta è di derivazione amministrativa/contabile/controller ed una sparuta minoranza inferiore al 10% proviene da figure varie ed alternative quali la direzione di stabilimento/di produzione, ecc.
Oggi, questi ultimi 12 anni ci hanno portato verso questa nuova direzione e verso questa nuova opportunità per il credit manager: chi prima saprà colmare questo gap, prima si farà portabandiera di una nuova professione, di un nuovo modo di organizzare i flussi attivi e di una nuova visione strategica aziendale!